Seguici su
Cerca

30 settembre - 01 ottobre 1944 Sessant'anni fa i bombardamenti alleati su Erba

Ultima modifica 5 aprile 2019


"Alcuni bombardieri B-26 appartenenti all'unità che prese parte ai bombardamenti di Erba"
( archivi USA dell'AFHRA)

Verso la fine del 1944 le vicende belliche stanno volgendo in maniera irreversibile a favore delle forze alleate. L’Italia è divisa in due dalla linea Gotica che corre dalla Romagna alla Toscana, con le truppe tedesche stabilite a nord e quelle alleate che avanzano da sud. Erba si trova inserita nel pieno della Repubblica di Salò, in una zona ancora relativamente tranquilla dal punto di vista delle operazioni belliche. Milano non è lontana e gli attacchi aerei sul capoluogo si fanno sentire, ma la provincia di Como è zona ancora abbastanza sicura (sono, infatti, tanti gli sfollati provenienti da Milano presenti nella nostra città e, inoltre, il bombardamento di Erba sarà, comunque, alla fine della guerra di gran lunga il maggiore e più sanguinoso attacco aereo in tutta la provincia). Si può, dunque, affermare, che per la popolazione l’attacco giunge quasi del tutto inaspettato, anche se l’episodio si inquadra in una ben precisa strategia messa in atto dagli Anglo-americani in quella fase della guerra. Si assiste, infatti (mentre i combattimenti infuriano nella zona di Rimini e Imola) a un sistematico tentativo di distruzione da parte delle forze aeree alleate di obiettivi posti alle spalle del fronte, quali vie di comunicazione (strade, ponti, ferrovie) e depositi di carburante e munizioni (anche piccoli). A Erba è presente un deposito tedesco di carburanti lungo la linea ferroviaria, posto a sud dell’attuale cavalcavia della statale Como-Lecco, in località Sassonia ed è questo l’obiettivo degli attacchi.
La Storia non ha risolto (e, a questo punto, probabilmente mai risolverà) alcuni interrogativi: chi ha avvisato gli alleati sulla presenza del deposito? (e su questo punto nel dopoguerra si sviluppò una polemica da parte di chi attribuì alla Resistenza la responsabilità di ciò, senza aver valutato quelle che potevano essere e che poi furono le tragiche conseguenze per la popolazione civile) perché tanto accanimento (valutando quanti aerei furono impiegati e quante bombe furono sganciate) su un obiettivo tutto sommato strategicamente di scarsa rilevanza? E, infine, come mai un così grossolano errore di mira, soprattutto nel primo giorno, quando sicuramente una maggiore perizia avrebbe potuto evitare (o quantomeno ridurre al minimo) tanti lutti?
Al di là degli interrogativi irrisolti quello che resta (e che traspare dai documenti di archivio) è l’intrecciarsi di tante storie di gente comune e di una comunità intera profondamente colpita e, riguardo a tante famiglie, sconvolta nel suo assetto sociale ed economico.
Il bilancio ufficiale (in base a quanto risulta dai documenti relativi alle celebrazioni del 50° anniversario) parla di 77 vittime civili (cui vanno aggiunte le 2 dell’incursione del 10 gennaio 1945), anche se alcuni articoli giornalistici, a distanza di anni, hanno parlato di 144 morti, compresi anche alcuni militari tedeschi (dato che non risulta negli archivi comunali), mentre i primi documenti del comune parlano di 70 morti e la Provincia, quotidiano locale, del 3 ottobre 1944, di 71. Su tale tragico bilancio pesa anche l’inadeguatezza della protezione antiaerea predisposta: sembra che non ci sia stato nessun avvistamento o allarme aereo e nessuna difesa contraerea, peraltro completamente assente in loco.
Trascriviamo per intero il verbale che il Podestà Airoldi invia il 2 ottobre al Comitato Provinciale Protezione Antiaerea di Como:

“INCURSIONE DEL 30 SETTEMBRE
l’attacco è stato eseguito alle ore 14.25. 2) L’attacco è stato eseguito da n. 12 apparecchi in due ondate. Detti apparecchi si devono ritenere dei caccia bombardieri. 3) Dalle informazioni raccolte risulterebbe che i velivoli hanno eseguito un abbassamento di quota per effettuare l’attacco. 4) Sono stati colpiti agglomerati di case nella frazione Mercato e Pradelmatto, case sparse ed i campi circostanti. E’ rimasta pure colpita una tratta di circa 200 metri della linea ferroviaria Erba-Merone e tutte le linee elettriche esistenti nella zona, fra cui quelle ad alta tensione. 5) Sono state sganciate varie centinaia di bombe dirompenti che dalle distruzioni effettuate e dalle buche risultanti nel terreno si devono ritenere del peso di kg. 50 e kg. 100. Risulterebbe che sono stati sganciati anche spezzoni dirompenti ed effettuati mitragliamenti. Si sono avute n. 4 bombe inesplose. 6) Sono state danneggiate in modo più o meno grave n. 16 case fra cui due parzialmente distrutte, uno stabilimento pure danneggiato ed una casa ed un lavatoio comunale totalmente distrutti. 7) Il traffico ferroviario è stato interrotto per tutta la giornata. Il traffico stradale ha potuto essere subito riattivato. 8) Si sono avuti n. 55 morti e n. 35 feriti fra cui alcuni gravi. I morti sono tutti civili e fra i feriti vi è un militare italiano addetto al deposito carburante del Comando Germanico. 9) Le case parzialmente distrutte sono da demolirsi, altre possono essere riparate. Per i primi lavori di sgombro e rimozione macerie sono stati impiegati oltre ai Vigili del Fuoco, i militari del Comando Provinciale, le squadre di sgombro macerie ed i salariati comunali, con la presenza di oltre 300 unità. Per i successivi lavori di riparazione e sgombero, sono stati presi accordi dal Genio Civile di Como con le imprese Della Giovanna e Gaffuri di Erba.

INCURSIONE DEL 1 OTTOBRE
L’attacco è stato eseguito alle ore 13.20. 2) Esso è stato eseguito da n. 18 apparecchi bombardieri e caccia bombardieri (tre squadriglie di sei apparecchi). 3) Il modo dell’attacco è stato come la precedente incursione. 4) Sono state sganciate ancora alcune centinaia di bombe di tipo come le precedenti. N. 3 bombe sulla linea ferroviaria risultano inesplose. 5) Sono state ancora colpite le località della precedente incursione ed una parte del deposito carburanti del Comando Germanico in località Sassonia. 6) Oltre a rimanere colpite le precedenti numerose case per cui tre e lo stabilimento sono rimasti distrutti, si sono avute ancora sei case parzialmente distrutte e n. 6 case danneggiate, oltre ad ulteriori numerose case con rotture di vetri e imposte. E’ stato ancora nuovamente distrutto il tratto di linea ferroviaria colpito nella precedente incursione e riattivato nella mattinata del 1 ottobre, come pure nuovamente colpite le linee elettriche che erano in corso di riattivazione. 7) Il traffico ferroviario è rimasto nuovamente sospeso e viene effettuato il trasbordo. Il traffico stradale è stato subito ripristinato. A causa della rottura di tutte le linee elettriche di alimentazione è rimasto pure sospeso il servizio tranviario Erba-Como ed Erba-Lecco. 8) Si sono avuti n. 15 morti e n. 18 feriti, fra cui alcuni gravi. 9) Come per la precedente incursione vi sono case da demolire ed altre da riparare. Per i primi lavori di sgombero e rimozione macerie si sono adoperate le forze lavorative precedentemente impiegate. Per i successivi lavori viene provveduto dal Genio Civile di Como.” (foto 1 e 2)

Fra gli enti che si distinguono particolarmente nelle prime opere di soccorso, il Podestà Airoldi, in una lettera al Capo della Provincia del 5 ottobre, cita: “Il II Battaglione della Brigata Nera Cesare Rodini che è accorso immediatamente e ha compiuto parecchi recuperi di feriti e di cadaveri e che ha poi continuamente svolto il servizio di ordine pubblico. Il 25° Corpo dei Vigili del Fuoco i cui militi col loro Comandante ininterrottamente dal pomeriggio del sabato alla sera del lunedì si sono prodigati nei lavori di ricupero salme, sgombro macerie, composizione dei cadaveri nelle bare, trasporto delle stesse nelle camere ardenti, in chiesa e al cimitero, senza darsi soste e senza prendere riposo. Le Congregazioni dei Fate Bene Fratelli e dell’Istituto della Scuola Cristiana Gonzaga che hanno dato il validissimo ininterrotto apporto dei loro Istituti per il ricovero e assistenza dei feriti e dei sinistrati.”.
Alle opere di soccorso prendono parte anche il Reparto dell’Aviazione Repubblicana di Anzano del Parco e militi del Comando Provinciale delle Forze Armate. Ma anche nei giorni seguenti si assiste a testimonianze di vera solidarietà, come quella del già citato Istituto Gonzaga o del geometra Massimo Olper, che rinunciano ai compensi loro spettanti per le prestazioni fornite a favore della cassa sinistrati.
Il 2 ottobre, in occasione dei funerali che vengono celebrati in maniera solenne nella chiesa Prepositurale alla presenza di tante autorità e di una grande folla di gente comune, lo stesso Podestà si rivolge agli Erbesi: “…Cittadini! La duplice bestiale aggressione dell’odiata ala nemica contro l’inerme popolazione di donne e di bimbi ha falciato tante vite quante bastano per porre nel lutto ogni focolare della nostra bella borgata…Come soffocare in noi il grande cordoglio che ci pervade se non facendo proponimenti di essere più duri, più compatti che mai e più sicuri nella vittoria?” (da “La Provincia” del 3 ottobre 1944).
Al di là della retorica ufficiale, le autorità locali si trovano a dover fronteggiare con estrema urgenza una grave situazione di disagio per la comunità erbese.

Non sono trascorsi che pochi giorni dai bombardamenti, che in comune cominciano a pervenire decine e decine di richieste di sussidi e di certificazione della distruzione parziale o totale della propria abitazione. Tante sono le denunce di danni subiti: chi lamenta di aver avuto 10 conigli dispersi, chi la rottura di diverse stoviglie e il danneggiamento di un grembiule, chi la distruzione della bicicletta, chi le scarpe e il cappello o l’ombrello; qualcuno ha perso il lavoro, tanti hanno dovuto sfollare nei paesi vicini affrontando costi di trasporto ritenuti troppo alti, qualcuno lamenta che il costo della vita è sproporzionato agli stipendi; chi ha avuto un parente morto ha dovuto affrontare anche le spese per la cassa e il funerale. Insomma ce n’è quanto basta per configurare una situazione di emergenza.
Il 5 ottobre viene indirizzata al Consiglio Provinciale Economia Corporativa una richiesta per almeno 10000 mq. di vetri per finestra.
Il 7 ottobre il Comitato di soccorso per i sinistrati dell’incursione aerea si riunisce per i primi provvedimenti. Sono presenti i signori Gustavo Mambretti, don Erminio Casati, Edgardo Rurali, Giacomo Gaffuri, Giuseppe Ratti, Antonio Basilico. Dopo aver rivolto un pensiero riverente e commosso alla memoria delle vittime ed un augurio cordiale di pronto ristabilimento ai feriti, si comunica che il Podestà ha dichiarato aperta una sottoscrizione a favore delle famiglie delle vittime e dei feriti e ha disposto la stampa di un manifesto da inviare a tutte le famiglie, raccomandandone la più ampia diffusione. Si stabilisce inoltre di iniziare immediatamente la ricerca di alloggi disponibili per la sistemazione dei sinistrati. (foto 3)

All’appello delle autorità, come quasi sempre accade in questi casi e come è testimoniato dalla nostra storia più o meno recente, la popolazione risponde con grande slancio. Tanti, privati cittadini e enti, inviano una somma di denaro; all’interno delle fabbriche si organizzano spontaneamente sottoscrizioni fra impiegati e operai, così come fra i clienti dell’albergo Stella (presumibilmente sfollati e sinistrati anche loro). Dalla Singer di Milano, che ha uno stabilimento a Erba, si esprime l’intenzione di adottare un orfano dei bombardamenti (intenzione che, non potendo concretizzarsi, viene sostituita con un assegno di 50000 lire, somma piuttosto ragguardevole, a favore dei sinistrati). Colpisce il fatto che tra i donatori diversi non sono erbesi o vivono ad Erba come sfollati.
Il 13 e 14 dicembre un gruppo di volenterosi (sig.ra Esposito, sig.ra De Mas, Locatelli Edoardo, Testori Paolo, Nobili Severino, fratelli Tagliabue) organizza uno spettacolo pro sinistrati presso l’albergo Centrale che frutta l’incasso di 9360 lire.
Oltre a sussidi in denaro vengono organizzate distribuzioni di viveri e medicinali e organizzato un servizio mensa giornaliero dal Dopolavoro Civico. Le Dame della Carità di Villa Amalia raccolgono indumenti per i sinistrati accolti presso l’Istituto Gonzaga.
Lentamente il desiderio di tornare ad una vita il più possibile normale prende il sopravvento.

Gli sfollati

A quello degli Erbesi si accompagna il dramma degli sfollati giunti, in particolare da Milano dopo i bombardamenti dell’agosto 1943. Amaro destino quello di queste persone che per sfuggire al pericolo delle incursioni aeree nel capoluogo e, in molti casi, dopo aver perso tutto quello che avevano, si ritrovano di nuovo coinvolti in una tragedia. Fra le vittime diverse sono quelle che erano residenti a Milano o in altri comuni.
Citiamo come esempio il caso della signora Rosa Tosetti. In una lettera indirizzata al Podestà del 20 agosto 1943 “la sottoscritta Tosetti Rosa …con famiglia composta di persone n. 4 sinistrati nell’ultimo bombardamento, chiede alla S. V. ILL. che gli vengano assegnati dei locali per ricoverarsi con la famiglia.”. Il 30 settembre del 1944 un atto dello stato civile notifica che alle ore 14.30 (l’ora del bombardamento) nella casa posta in Piazza Mercato è morta Tosetti Rosa di anni 47…
Il fenomeno degli sfollati assume per la città di Erba dimensioni rilevanti. Come risulta dalle schede dello stato civile sul movimento mensile della popolazione presente (schede predisposte dall’Istituto Centrale di Statistica del Regno d’Italia) fra il 1942 e il 1943 giungono a Erba complessivamente 5023 sfollati, con punte massime di 1000 nell’ottobre, 993 nel novembre e 851 nel luglio del ’42. Tale cifra assume ancora più rilevanza se confrontata con la popolazione residente che nel 1943 supera di poche decine di unità i 9000 abitanti.
Già in una lettera del 24 marzo 1943 il Segretario Comunale Redaelli fa notare:
“… La vicinanza da Milano e le relative comodità di accesso mediante la Ferrovia Nord Milano, hanno completamente saturato di sfollati milanesi questo Comune che non ha più alcuna possibilità ricettiva. Molti sfollati hanno dovuto adattarsi anche in ambienti rustici, con assoluta mancanza di ogni comodità…”.
E il 6 maggio dello stesso anno il Commissario Airoldi scrive:
“… la presenza degli sfollati in numero esorbitante ha saturato tutte le possibilità ricettive della Zona…”.
Tale considerevole presenza pone non pochi problemi organizzativi per il reperimento degli alloggi e anche per dirimere le numerose questioni che sorgono fra inquilini e locatari o da parte di chi ritiene ingiusta la requisizione del proprio alloggio o ancora da parte dei molti che ritengono inadeguata la sistemazione ricevuta. Le autorità locali, in collaborazione con l’Ufficio Alloggiamento Sfollati presso la Prefettura di Como, emanano numerosi provvedimenti di requisizione degli alloggi (“IL PODESTA’ valendosi dei poteri delegatigli dall’Ufficio provinciale alloggiamento sfollati di Como; visti gli art. 1 – 8 – 43 – 46 del R.D.L. 18 agosto 1940 n. 1741; ORDINA la requisizione dei seguenti locali, situati in Erba………… onde assegnarli come alloggio agli sfollati dei territori colpiti dalle incursioni aeree nemiche……”)
Non mancano gli interessamenti delle autorità, come quella del Segretario Politico del Fascio di Combattimento di Erba Ercole Joriati, o quella del Vice reggente federale del PFR di Milano Renato Villani, o ancora quella del Capo Gabinetto del Prefetto di Como Giuseppe Salerno o altre amichevoli “segnalazioni” indirizzate al Podestà o al Segretario Comunale.
Alcune lettere terminano con altisonanti “Vinceremo!” o “Saluti fascisti” oppure “Fascisticamente (!) saluto”.
Che la convivenza non sia sempre pacifica è testimoniato anche da alcune lettere sul comportamento degli sfollati presso la scuola Majnoni e da un rapporto del comandante del distaccamento della Guardia Nazionale Repubblicana che conclude:
“… Comunque sia, è provato che tanto la (omissis) come tutto il resto del caseggiato è una sequela di gente che non ha altro da fare che guardare in casa altrui, fare pettegolezzi, creare disordine e clamore, ma non lavorare. Sarebbe cosa molto opportuna che si arrivasse all’allontanamento collettivo di questa marmaglia con un atto di severità che potrà portare un benefico esempio agli altri sfollati presenti nel Comune.”.

Ma il problema non è solo quello del reperimento degli alloggi. Insieme con questo c’è anche quello di fornire generi di prima necessità (cibo e vestiario) per la sopravvivenza di tante persone e un sussidio per permettere loro un’esistenza degna, almeno nell’immediato. Le autorità, dovendo affrontare uno sforzo notevole, fanno appello alla cittadinanza (foto 4). Viene costituito il Comitato di Assistenza agli sfollati e sinistrati, così composto: presidente Alberto Airoldi, segretaria Anna Maria Rivolta, vicepresidente Giuseppe Ratti, don Erminio Casati, Scipione Barbiano di Belgiojoso, Carlo Bartesaghi, Antonio Basilico, Angelo Bassi, Giacomo Gaffuri. “Il Comitato…rinnova caldo appello perché vogliate nuovamente venire incontro alle necessità tuttora cospicue, così da poter continuare nel compito assistenziale…Il Comitato si ritiene certo che la Cittadinanza risponderà generosamente al presente appello.” E la risposta della cittadinanza non si fa attendere. Diversi enti, ditte e tanti semplici cittadini versano il loro contributo, dando un concreto esempio di solidarietà in tempi così bui. Una relazione conclusiva sull’operato del Comitato dà un’immagine più esatta di ciò:

“Col 15 gennaio (1945) si è chiusa la gestione dell’assistenza ai sinistrati di Milano qui sfollati a seguito delle incursioni aeree nemiche dell’agosto 1943. Immediatamente alle dette incursioni il Podestà costituiva un Comitato di Assistenza, di cui assumeva la presidenza, Comitato che si mise subito alacremente all’opera. E fu una gara dei buoni Erbesi e degli sfollati per offrire i fondi necessari per poter andare incontro ai bisogni di tante famiglie private delle loro case. Assistenza fraterna che fu esplicata nel campo morale e di assistenza alimentare. Infatti per oltre 18 mesi gli assistiti oltre ad aver avuto alloggio ebbero sempre giornalmente due refezioni calde. Il Comitato è stato affiancato da gentili signore e così i sinistrati ebbero assegnati indumenti e quant’altro di utilità per le famiglie. I bambini ebbero assistenza speciale così pure le donne con particolare riguardo alle puerpere ed ai neonati. In occasione delle solennità del Natale e della Pasqua vennero tenute speciali adunanze fraterne, ove sempre gradita giunse la parola di conforto dell’ottimo signor Prevosto. Anche quando Erba fu provata dai bombardamenti nemici il Podestà pur provvedendo largamente per l’assistenza ai cittadini sinistrati, volle che il Comitato proseguisse l’opera di assistenza per quelli di Milano. E solo ora che tutti hanno trovato una sistemazione e ricomposte le famiglie si è provveduto alla chiusura della gestione ed anche in questa contingenza si provvede per qualche caso per cui si rende necessaria un’assistenza particolare. Detto Comitato ha erogato nelle assistenze diverse la somma di l. 200.980.”.

Alcuni avvenimenti del 1944

Il 3 febbraio muore in un conflitto a fuoco con le forze partigiane a Torre Pellice, in Piemonte, Cesare Rodini, personaggio di spicco del Partito Fascista locale e centurione della Milizia della Guardia Repubblicana. La stampa di regime lo saluta come “martire” ed “eroe”, accusando “la mano fratricida” e “la canaglia nostrana armata dal nemico” che lo hanno ucciso (foto 7)
Il 20 febbraio un aereo tedesco con quattro militari a bordo precipita sul monte Bollettone per un incidente. Nessuno sopravvive. La cittadinanza riceve l’invito a porgere l’estremo saluto ai militari scomparsi: “Ancora una volta i soldati della Grande Alleata ci additano la via dell’onore e del sacrificio: sappiano i giovani prenderne esempio!” (foto 5).
Il 20 aprile (forse presagendo pericoli imminenti) i comandi tedeschi fanno affiggere nei comuni della provincia dei manifesti in cui si comunica che chiunque darà notizia di aerei amici o nemici precipitati riceverà un premio di L. 300 (foto 6).
All’inizio dell’estate giungono segnalazioni dalle autorità di Como di possibili lanci di paracadutisti anglo-americani nelle vicinanze di Erba. La popolazione viene avvisata di avvertire immediatamente le più vicine autorità in caso di scoperta di militari alleati, incorrendo altrimenti in severe punizioni. Non si ha comunque nessuna conferma che i lanci avvengano realmente.

Conclusioni

10 anni fa, in occasione del 50° anniversario dei bombardamenti, il volumetto “Obiettivo Erba – i bombardamenti alleati del 1944 sulla città” (realizzato da Raffaele Serio e pubblicato dal Museo Civico Archeologico di Erba e a cui si devono molti spunti per la realizzazione di questo articolo) concludeva con la frase auspicio “MAI PIU’!”. Se questo, per nostra fortuna, è ancora vero per la nostra società fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, purtroppo non vale, sin da allora, per il mondo intero. La guerra, ogni guerra, è sempre, purtroppo, storia di popoli, tragedia di gente comune. Nostro dovere è quello di ricordare, di fare in modo che il tempo non dissolva la memoria e rendere così omaggio, nel modo migliore, a protagonisti, loro malgrado, della storia stessa. Qualcuno ha detto: “chi non ha memoria, non ha futuro”; solo ricordando il nostro passato, possiamo sperare di costruire un futuro migliore.

Elenco delle vittime

30 settembre
Balbi Giacomo, anni 62, di Erba; Bonelli Adriano, anni 15; Brambilla Emma, anni 63, di Erba; Brambilla Giacomo, anni 79, di Erba; Butti Maria, anni 53, di Erba; Casarini Rosa, anni 43, di Erba; Colombo Bambina, anni 23, di Erba; Colombo Emilia, anni 24, di Erba; Conti Angela, anni 68, di Erba; Corbetta Giuseppe, anni 83, di Erba; Corbetta Vittoria, anni 18, di Erba; Corti Flavia, anni 58, di Erba; Corti Giuseppe, anni 56, di Erba, Frigerio Angela Maria, anni 56, di Erba; Frigerio Angela Assunta, anni 68, di Erba; Frigerio Giulia, anni 61, di Erba; Frigerio Enrichetta, anni 44, di Erba; Frigerio Lidia, anni 8, di Erba; Fusi Agostino, anni 65, di Erba; Galbusera Pierina Cecilia, anni 41, di Erba; Gerletti Carolina, anni 56, di Erba; Giudici Angelo, anni 41, di Erba; Greco Alessandrina, anni 37, di Erba; Maspero Bianca, anni 29, di Albese con Cassano; Massari Tiziano, anni 12, di Erba; Mauri Elisa, anni 17, di Erba; Moreschi Giuditta, anni 64, di Erba; Nava Flora, anni 29, di Erba; Parravicini Eufrasia, anni 58, di Erba; Paulli Lucia, anni 36, di Milano; Pini Ernesto Edoardo, anni 15, di Ponte Lambro; Poncetta Serafina, anni 55, di Erba; Pontiggia Andrea, anni 45, di Erba; Pontiggia Giovanna, anni 22, di Erba; Pozzoli Caterina, anni 59, di Erba; Proserpio Giovanna, anni 12, di Erba; Quaini Maria, anni 39, di Erba; Ragni Elisa, anni 36, di Milano; Ratti Angelina, anni 27, di Erba; Rigamonti Adele; Ronchetti Maria, anni 47, di Erba; Ronchetti Nella, anni 11, di Erba; Rossi Elide; Rossini Ines, anni 36, di Erba; Rusconi Lucia, anni 48, di Milano; Sabaini Pia, anni 5, di Erba; Sacchetti Luigia, anni 46, di Erba; Salmoiraghi Bianca, anni 32, di Erba; Schifone Cosimo, anni 37, di Roma; Sola Enrico; Tagliabue Carlo, anni 49, di Erba; Tagliabue Paolina, anni 62, di Erba; Tettamanzi Maria, anni 26, di Erba; Tosetti Rosa, anni 47, di Milano; Valsecchi Orsola, anni 56, di Erba; Vanossi Carlo, anni 32, di Erba; Zambianchi Luigi, anni 64, di Erba; Zappa Ambrogio, anni 63, di Erba; Zeberutti Zefira, anni 68, di Milano; Zucchi Claudina, anni 60, di Milano.

1 ottobre
Battilotti Giuseppe, anni 66, di Erba; Bonanomi Giuseppina, anni 44, di Erba; Borsani Giovanni, anni 50, di Seveso; Bossi Romano; Castelletti Ambrogio, anni 42, di Cesano Maderno; Cavadini Enrico; Colombo Giuseppe, anni 36, di Erba; Freddi Ermanno, anni 42, di Milano; Gattinoni Mario, anni 14, di Lecco; Invernizzi Abramo, anni 30, di Introbio; Mainardi Cesare, anni 33, di Milano; Mauri Natale, anni 32, di Erba; Perroni Clotilde; Pinotti Attilio, anni 36, di Como; Pozzi Carlo, anni 35, di Carugo; Ratti Ferdinando, anni 68, di Cesello Brianza; Spreafico Giuseppe, anni 75, di Erba.

10 gennaio 1945
Fusi Pietro, Mornata Maria

L'ARCHIVISTA COMUNALE
Massimo Di Girolamo