Seguici su
Cerca

18 luglio 1862: gli Erbesi al voto

Ultima modifica 5 aprile 2019

La data era fissata: il 18 luglio 1862 il Sindaco Leopoldo Barzaghi, con manifesti di convocazione dei comizi fatti affiggere 3 settimane prima nel paese (Foto 1), chiamava i propri concittadini al voto, 1621 secondo l'ultimo censimento, anche se, di questi, solo 112 erano i maschi iscritti nelle lista elettorale redatta dalla Giunta Comunale. Gli elettori vennero convocati in Assemblea Elettorale Comunale presso il Palazzo Comunale per rinnovare, come ogni anno, il Consiglio Comunale e il Consiglio Provinciale nella misura di un quinto dei componenti. Tra i 15 consiglieri comunali, che duravano in carica 5 anni ed erano rieleggibili, erano stati sorteggiati in primavera 3 di essi per consentire tale rinnovo. Gli elettori, chiamati in due turni successivi tra le ore 9 e le ore 12, avevano un primo dovere, consistente nell' elezione di 5 componenti dell'unico Collegio Elettorale, le cui funzioni erano le stesse del nostro attuale seggio elettorale, quindi potevano esprimere 3 voti di preferenza a favore di cittadini, anche non residenti, in possesso delle loro stesse qualità: essere iscritti nel ruolo delle tasse comunali, pagare le imposte e saper leggere e scrivere.

Il Presidente del Collegio, constatato che solo 39 erano i cittadini recatisi alle urne, e verificato che le persone che avevano ricevuto voti si trovavano nelle condizioni previste dalla legge comunale organica del regno del Piemonte del 23 ottobre 1859, proclamò eletti i 3 cittadini più votati, quindi redigette in duplice copia il verbale delle operazioni elettorali che trasmise all'Intendenza Provinciale e al Segretario Comunale ed infine incenerì le schede votate.
Come è facile intuire, occorreva ricevere solo 15/20 voti per poter entrare in consiglio comunale, organo deputato alla elezione del sindaco e dei 2 assessori, da qui la constatazione che erano poche famiglie abbienti che governavano per tradizione il paese: Moioli, Barzaghi, Valsecchi, Ciceri ecc.

Con l'avvento della sinistra al governo della nazione, il suffragio fu allargato e il 20 ottobre 1889 si procedette al rinnovo integrale del consiglio comunale e gli elettori erbesi aventi diritto salirono a 240. La Giunta Comunale, nel revisionare le liste elettorali, considerava "la preesistenza e la cessazione dei diritti per imposta ed i titoli per qualità quali fattori che determinavano la inscrizione o la radiazione dei singoli elettori": per imposta, per istruzione, per mezzadria, per tassa comunale erano alcuni dei titoli ammessi per poter esercitare il diritto di voto. Occorreva distinguere poi gli "elettori politici" da quelli "amministrativi" entrambi suddivisibili in ragione del censo e per capacità.

Nell'anno 1900, per esempio, gli elettori del secondo tipo salirono a 287, mentre quelli del primo erano 164, in quanto il censo richiesto era più elevato secondo la L. 24 novembre 1882 n.999. Come si provava la possibilità di iscriversi nella lista elettorale? I nuovi elettori dovevano richiedere espressamente al comune l'iscrizione nella lista elettorale e dovevano, come informava una nota prefettizia del 15 giugno 1914, provare implicitamente di saper leggere e scrivere descrivendo la propria professione (insegnante, ingegnere, dottore) o presentando un'apposita domanda autenticata presso un ufficiale giudiziario (Foto 2).
Con la fusione dei Comuni di Erba e Incino, 368 elettori, su 520 aventi diritto, del nuovo comune denominato di Erba-Incino, chiamati al voto il 25 novembre 1906, elessero 20 consiglieri, tra i quali il più votato fu Luigi Zappa, nominato quindi sindaco con 19 voti e 1 astenuto (Foto 3).

Con decreto 30 gennaio 1923 la Prefettura incaricò il cav. Dottor Vittorio Ceccato di commissariare l'amministrazione comunale a seguito delle dimissioni volontarie presentate dal sindaco e da 13 dei 20 consiglieri (Foto 4).

La sezione locale del Partito Nazionale Fascista esultò e, con una nota del 6 febbraio 1923 indirizzata al neo commissario, il segretario politico Pietro Frigerio, detto Pierino, oltre a dargli il benvenuto, gli ricordava che il direttorio di cui era a capo era "a sua completa disposizione in ciò che poteva tornare a beneficio del comune".
La fusione nel nuovo comune di Erba con Crevenna, Buccinigo e Cassina Mariaga avvenuta il 15 dicembre 1923 fu disposta con decreto del nuovo capo del Governo Benito Mussolini, il cui fiduciario locale era ancora Pietro Frigerio, promosso a podestà con decreto reale del 7 luglio 1926 (Foto 5).

Questi, subentrando al commissario prefettizio Bartolomeo Donati, convocò il 13 luglio successivo presso il Palazzo Comunale un'assemblea straordinaria di tutti i fascisti in cui in un discorso cerimoniale e programmatico (foto 6 e 7), oltre a impegnarsi nelle consuete attività politico-amministrative (risanamento del bilancio, potenziamento servizi, contribuzioni alle associazioni ecc.), si autoproclamò "consigliere, padre ma anche inflessibile tutore delle leggi del Governo Fascista". Per meglio raggiungere questi obiettivi, nominò il signor Lorenzo Pozzoli delegato podestarile. Dal 1927 al 1929 succedettero alla sua carica vari commissari prefettizi che nel 1928, fusero nel comune di Erba, gli ex comuni di Arcellasco e Parravicino, finchè il 21 marzo 1930 venne rinominato podestà, assistito dal suo vice Luigi Plebani.

Sono, questi, semplici appunti di storia politico-amministrativa locale presi qua e là tra vecchi documenti dell'archivio comunale, da cui il cittadino-lettore potrà, anche ingrandendo le foto allegate, capire come e in quali condizioni storiche i nostri padri esercitavano il diritto di voto, per poi riflettere sulla attuale situazione politica.

L'ARCHIVISTA COMUNALE
Dr. Claudio Barbieri