Museo civico archeologico
Ultima modifica 12 settembre 2024
Via Ugo Foscolo 23
Proposte didattiche per le scuole anno 2023-2024:
Descrizione
Il Civico Museo di Erba, istituito nel 1961, è stato aperto al pubblico nel 1964 nell'originale sede di Villa Majnoni.Nel 1977 è stato trasferito nella Villa Comunale di Crevenna, attuale prestigiosa sede.La villa, risalente alla fine del '700, fu costruita su disegno dell'architetto Gianluca Gavazzi della Somaglia.Il Civico Museo, sorto quale realtà intermedia tra i Musei maggiori di Como e di Lecco, occupa un degno posto nella plaga briantea per la conservazione dei reperti delle più antiche popolazioni vissute nel territorio e per la tutela del patrimonio.
Data la posizione geografica di Erba, allo sbocco della Vallassina e all'inizio della Brianza collinare, il Civico Museo si propone come Museo del Territorio dell'Alta Brianza e del Triangolo Lariano, unica struttura presente nella zona con tali caratteristiche.Nel 1999 si è proceduto all'allestimento di nuovi percorsi museali nel rispetto dei principi della più moderna museologia. Dovendo allestire un Museo del territorio, in grado d'illustrare le caratteristiche salienti del luogo, la storia geologica e paleontologica, la storia del popolamento umano nell'antichità e la storia più recente, il primo passo è stato quello di selezionare il materiale adatto allo scopo e di raccogliere quello estraneo al territorio in un unica sala dedicata al collezionismo.Tutto il materiale proveniente dall'Alta Brianza e dal Triangolo Lariano è stato disposto nelle varie sezioni seguendo un criterio cronologico che risale all'indietro nel tempo.Un percorso all'indietro nel tempo poiché si è voluto simulare la situazione che si trova di fronte l'archeologo quando opera su di un area di scavo; infatti incontra per primo ciò che è più recente e quindi risalendo all'indietro nel tempo e scavando sempre più in profondità si immerge nel passato più remotoIl percorso museale inizia dall'età Moderna e si conclude con le ere geologiche, i materiali sono resi parlanti attraverso un sistema di cartellonistica che è facilmente percepibile dal visitatore.All'ingresso si trovano una serie di oggetti che rappresentano i simboli di ogni sezione. Partendo dallo stemma visconteo del XV sec., passando all'ara di epoca romana, si arriva infine ad un fossile di ammonite dell'Alpe Turati, che rappresenta le ere geologiche.Nelle otto sale del Museo di Erba si ha la possibilità di conoscere le tappe principali della storia e della preistoria della zona.
Le prime due sale sono dedicate all'età Moderna, da vedere:
- un affresco di Andrea Gentilino (1490), raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Rocco e San Sebastiano, proveniente dall'ex abbadia di Sant'Antonio (immagine accanto);
- un grande mappale dell'epoca di Maria Teresa d'Austria;
- il pulpito ligneo proveniente dalla Chiesa plebana di Sant'Eufemia ad Incino
Proseguendo, si arriva alla sala dedicata al Medioevo. Qui si trova il reperto di maggior rilievo: una spatha longobarda con impugnatura decorata con agemina d'argento (tecnica orafa particolarmente diffusa nell'altomedioevo), rinvenuta a Parravicino d'Erba nell'aprile del 1961, che trova un unico confronto in Italia nella spatha scoperta nel 1965 a Ciringhelli (VR).
Nelle sezioni riguardanti l'età Tardoantica e l'età Romana, fra i più importanti reperti esposti vanno ricordati i corredi funebri delle tombe di Albavilla, di Erba e Crevenna (alcune delle quali ricostruite nella loro interezza), di Tavernerio, di Onno, di Proserpio, di Valbrona, di Lasnigo, di Caslino d'Erba.
Degne di essere ricordate sono: l'urna cineraria scoperta nelle mura della chiesa plebana di Sant'Eufemia ad Incino che reca sui due lati brevi dei festoni vegetali e su quello lungo frontale il nome della defunta Caninia Optata figlia di Lucio; le suspensurae in cotto per calidarium proveniente dal centro di Erba e tre armille in bronzo con estremità aperte a testa di serpente, rinvenute a Pontelambro frazione Lezza. Qui a fianco vediamo un òlpe della prima metà del I° sec. d.c.
La quarta sala è dedicata alla Preistoria ed alla Protostoria con materiale risalente all'età del bronzo (corredo funebre rinvenuto in una sepoltura a Canzo), un palo di palafitta ritrovato nel lago di Pusiano appartenente al periodo Neolitico e prodotti litici i cui principali reperti esposti sono punte di freccia, raschiatoi e strumenti da taglio tipici del Paleolitico.
Le due sale successive ospitano reperti paleontologici: alcuni resti del più noto rappresentante dell'antica fauna cavernicola, l'orso delle caverne, recuperati nella grotta Buco del Piombo e un' interessante collezione di Ammoniti provenienti dall'Alpe Turati, una tra le zone più importanti per quanto riguarda la paleontologia.
La scoperta dell'Alpe Turati risale alla metà dell'ottocento e rapidamente diviene conosciuta grazie alle ampie raccolte dell'abate Antonio Stoppani, insigne paleontologo del tempo. Da allora questa località è stata oggetto di numerosi studi paleolontologici svolti dall'Università di Milano negli anni 1971-1975 e successivamente negli anni 1997-1999. Presso l'Alpe Turati affiora una successione rocciosa d'età giurassica inferiore (da 200 a 180 milioni di anni fa) conosciuta fin dal secolo scorso per la ricchezza di Ammoniti (molluschi marini fossili). Presso il Civico Museo di Erba, attraverso un'introduzione sulle caratteristiche e sull' importanza degli Ammoniti, si possono ammirare 40 specie di ammoniti rappresentate da diverse decine d'esemplari provenienti dalla collezione depositata presso il Museo di Paleontologia dell' Università degli Studi di Milano.
Nella grotta del Buco del Piombo, che è una cavità naturale che si apre a quota 695 mt. s.l.m. nei contrafforti rocciosi del Monte Bollettone a pochi chilometri da Erba, sono stati ritrovati numerosi resti faunistici, la maggior parte dei quali appartenenti all'orso delle caverne e ora esposti al Museo di Erba.
Allo stato attuale delle conoscenze sappiamo che l'orso delle caverne (Ursus Spelaeus) era un orso di grandi dimensioni vissuto in Europa durante il Pleistocene Medio e Superiore; i suoi ritrovamenti più antichi risalgono a circa 700.000 anni fa. Le migliaia di reperti rinvenuti nelle varie grotte hanno permesso di ricostruire le abitudini di vita di quest'animale.
Nel cortile d'ingresso sono raccolti reperti in pietra di grande mole (avelli, sarcofagi con relative coperture e macine in granito).
Dominano ai lati della scala due massi avelli che costituiscono il vanto del Museo di Erba, uno ritrovato a Fraino di Asso e uno a Magreglio.I massi avelli, massi erratici in cui è stato scavato un avello, cioè una tomba, sono una prerogativa del territorio comasco, di datazione incerta in quanto fino ad ora sono stati trovati sempre manomessi e privi di corredo.
Il Museo svolge anche una considerevole attività culturale-didattica attraverso conferenze, mostre, ricerche scientifiche, visite guidate e laboratori. Attraverso tali attività esso si propone di portare a conoscenza degli appassionati le esperienze maturate e vissute nel corso dei secoli, per stimolare la ricerca a testimonianza di un approccio serio, motivato e sicuramente proficuo del proprio operato scientifico, culturale, storico e artistico.