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Chiesa Sant'Eufemia

Ultima modifica 5 aprile 2019

Piazza Sant'Eufemia

Riconosciuta tra le chiese plebane più antiche della diocesi, Sant'Eufemia di Incino è stata oggetto di numerosi studi e continue ricerche che hanno permesso di datare la sua origine alla metà del V secolo.
La chiesa, come la descrive in uno studio Sandro Mazza, "si presenta come una lunga ed alta aula monoabsidata " con locali adibiti a sacrestia e a cappelle nel lato meridionale. Ha subito vari ampliamenti, uno dei quali nel XVI secolo, con l'allungamento della navata che fu portata fino a ridosso del campanile.

Davanti alla chiesa originariamente si trovavano il battistero e il cimitero, riportati alla luce durante la campagna di scavi del 1994.
A nord della facciata si trova il campanile in stile romanico del XII secolo.
La navata, a pianta rettangolare con soffitto a capriate recenti, presenta, sulla destra entrando, una cappella che conserva un antico affresco della madonna rimaneggiato nel secolo scorso. La cappella fu istituita dalla più importante famiglia locale, quella dei Parravicini.
L'abside, a pianta semicircolare è una delle parti più antiche della chiesa. Quattro lesene la suddividono in tre sezioni verticali.
Prima del XI secolo fu costruita sotto l'altare la cripta divisa in tre piccole navate.
Nella chiesa sono conservati, oltre all'affresco della cappella, due quadri del XVI secolo: a sinistra uno che rappresenta la Madonna e a destra l'Annunciazione.


L'opera più notevole e di grande valore artistico è un grande Crocifisso ligneo del XVI secolo con dipinta la figura di Cristo, di stile giottesco. Nei riquadri, posti nei quattro punti terminali della Croce e venuti in luce solo durante il restauro (1983), sono effigiati:

  • a sinistra la Vergine Addolorata vestita di nero;
  • a destra San Giovanni;
  • in alto il Cristo Redentore che indica con la mano destra la S.S. Trinità e con la mano sinistra regge il mondo.
  • in basso la coppa raccoglitrice del sangue di Cristo.

Altri arredi di interesse risultano essere l'acquasantiera in marmo, ornata di figure in rilievo, che reca la data MCCXII (1212) e le lettere P.A.M.E.F., il cui significato è stato interpretato come: "Petrus Antonius me fecit" e la chiave di arcata marmorea rappresentante un personaggio tra due alberi, forse il Redentore, riferibile come periodo al XII secolo.

Battistero di San Giovanni Battista

La campagna di scavi archeologici condotta dal 18 luglio al 12 agosto 1994 ha permesso il recupero dell’antico impianto del battistero alto-medievale dedicato a San Giovanni battista, come documentato da fonti storiche.
L’edificio, a pianta quadrata, presenta ad est un’abside, anch’essa quadrata, aggiunta in successivo momento, e al centro un fonte battesimale di forma circolare sotto il quale se ne trova un altro più antico di uguale forma.
La costruzione del battistero, contemporanea a quella della prima chiesa plebana, risale al V secolo. Due successive fasi di risistemazione della cappella battesimale sono state riconosciute nei resti emersi.
Diverse sepolture databili a periodi differenti testimoniano che soprattutto la zona ad est, situata tra l’abside del battistero e Sant’Eufemia, venne adibita a cimitero; le tombe più antiche erano in lastre di pietra o in muratura e potevano essere riutilizzate.
I lavori, finanziati dall’Amministrazione Comunale di Erba, sono stati eseguiti con concessione ministeriale al Museo di Como sotto la direzione del professor Sauro Gelichi dell’Università di Pisa e della dottoressa Isabella Nobili del Museo di Como; il dottor Agostino Favaro ha diretto il cantiere, mentre l’organizzazione logistica è stata curata dall’architetto Angela Ciceri per conto del Museo di Erba.